Bionda, bellissima, angelica. Movenze aggraziate e sorriso magnetico. Ma è tutto troppo poco. Incredibile quello che è successo alla bellissima Arna Ýr Jónsdóttir, già miss Islanda. La ragazza si è vista rifiutare l’iscrizione al Miss Grand Iternational di Las Vegas perchè “troppo grassa”.
Ha dell’assurdo anche il consiglio che è stato dato alla ragazza dal presentatore del concorso, dopo le proteste di Arna “Non preoccuparti Evita di fare colazione, a pranzo mangia solo un’insalata e la cena assumi semplicemente dell’acqua”.
La modella ha risposto con un secco “Allora non mi meritate”. In realtà Arna non è l’unica ad opporsi alla logica dei canoni imposti dai concorsi. Sono sempre di più le modelle o le Miss che protestano di fronte a canoni irraggiungibili o addirittura dannosi. Per una volta, la rivoluzione e la protesta non arriva dal mondo esterno, ma da dentro, da coloro che devono “subire” i pesanti critici.
Un altro esempio è quello di Agnes Hedengård, meravigliosa modella svedese, arrivata terza al concorso Next Top Model, è stata rifiutata da parecchie case di moda come modella perché troppo grassa e con i fianchi troppo larghi, benché in realtà in rapporto al suo indice di massa corporea sia considerata sottopeso. La ragazza ha reagito con un video denuncia nel quale ha esclamato “Amate voi stessi. Non lasciate che gli altri vi facciano cambiare”
Memorabile anche la storia di Miss Giappone, che negli ultimi anni ci ha regalato più di qualche scandalo, se così possiamo definirlo: nel 2015 la vittoria di Ariana Miyamoto era stata pesantemente criticata perché la modella, metà giapponese e metà afroamericano. La modella dunque, di pelle scura, è stata pesantemente contestata nel suo paese d’origine, perché non rappresentava i canoni tradizionali giapponesi. Quest’anno un’altra Hafu (ossia persona di origini miste), ha vino il titolo, parliamo di Priyanka Yoshikawa, metà giapponese e metà indiana. Anche la sua incoronazione è stata avvolta dalle polemiche.
Queste critiche forse fanno capire che le nostre società sono davvero lontane dall’essere aperte e tolleranti. Ma queste donne sono riuscite ad imporsi un contesto ostile e a farcela. Nel loro campo di certo possono essere un incoraggiamento per tutte quelle donne che, diverse dai canoni vigenti nel proprio paese, si sentono brutte semplicemente perché diverse. Magari squadrate nelle discoteche roma o in giro per tutta l’Italia perché troppo basse, o troppo formose, o con i capelli troppo corti, senza tatuaggi o per qualsiasi altro futile motivo.